Ancora una volta l’Europa bacchetta l’Italia per le sue carceri.
E ancora una volta, dall’Europa arriva un invito al nostro Paese non inseguire le ricette del populismo penale.
Violenza e sovraffollamento
Il Cpt, l’organo anti tortura del Consiglio d’Europa, mette in evidenza violenze e intimidazioni tra detenuti, in particolare nelle carceri di Lorusso e Cutugno a Torino e quello di Regina Coeli a Roma, e un sovraffollamento in tutti gli istituti di pena, che arriva addirittura al 152 per cento.
Per quanto riguarda le carceri, il CPT ha riscontrato che il sovraffollamento carcerario rappresentava un problema, con carceri che operavano al 114% della loro capacità ufficiale di 50.863 posti al momento della visita.
Nel suo rapporto basato sulla visita condotta un anno fa, il Cpt chiede ancora una volta anche l’abolizione dell’isolamento diurno e il riesame della gestione dei detenuti sottoposti al regime «41-bis».
Da Strasburgo arriva inoltre di migliorare le condizioni di vita dei detenuti, e misure specifiche per le donne e i transessuali in prigione.
Violenza in carcere
Le testimonianze di violenze tra detenuti raccolte dal Cpt riguardano soprattutto pestaggi con pugni e calci. In un istituto di pena l’organo del Consiglio d’Europa ha incontrato una persona pugnalata alla gamba che ha dovuto subire tra l’altro 20 punti di sutura.
Insicurezza
Nel rapporto si osserva che i carcerati dicono di sentirsi insicuri e affermano di non avere il supporto degli agenti penitenziari, che spesso si trovano fuori dalle sezioni e quindi vengono a conoscenza di quanto è accaduto solo dopo grazie alla segnalazione dei detenuti.
Le cure
Il CPT ha riscontrato che l’erogazione dei servizi sanitari nelle carceri era generalmente buona. Tuttavia, le carceri non offrono un adeguato ambiente terapeutico e sistemare in carcere persone che richiedono un trattamento psichiatrico specialistico non è appropriato. Inoltre, i detenuti considerati ad alto rischio di autolesione o suicidio dovrebbero essere sistemati in celle più sicure. Nel rapporto si nota inoltre con preoccupazione che la procedura per l’imposizione di un TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) continua a seguire una forma standardizzata e ripetitiva, che il giudice tutelare non incontra mai i pazienti di persona e che i pazienti continuano a non essere informati del loro status giuridico.
Sovraffollamento e ricette sbagliate
Per quanto riguarda invece il sovraffollamento, il Cpt evidenzia che un carcere in cui il 90 per cento dei posti è occupato indica già l’insorgenza del problema. A Strasburgo non s ritiene che la soluzione sia aumentare i posti negli istituti di pena ma piuttosto invita le autorità ad adottare una strategia coerente più ampia, che copra sia l’ammissione in carcere sia il rilascio, per assicurare che la detenzione sia veramente la misura di ultima istanza. Insomma, il carcere come extrema ratio: un passaggio culturale dal quale il nostro Paese sembra ancora lontano.