E alla fine ieri è arrivato il via libera dell’Aula della Camera alla riforma dell’Ordinamento giudiziario e del Csm.
Italia viva si è astenuta. Fdi e Ac hanno votato contro.
Riforma, pro e contro
E’ una riforma che non piace al sindacato dei magistrati. Ma per ragioni inverse non piace molto neanche ai più garantisti, che la considerano un pannicello caldo. Per loro un altro passaggi cruciale sarà quello del 12 giugno quando si voterà per i referendum (anche se forse molti non lo sanno).
Sullo sfondo, ricorda Il Fatto quotidiano, c’è l’agitazione dell’Associazione nazionale magistrati che potrebbe condurre al primo sciopero dai tempi dei governi Berlusconi: potrebbe esserci una giornata di astensione dall’attività giudiziaria”.
Riforma, cosa prevede
In questa scheda dell’Ansa e principali innovazioni che il testo (che deve passare ora al Senato) introduce. Le più rilevanti di questa “Riforma Cartabia” (nella foto la ministra) sono la stretta sulle “porte girevoli” tra magistratura e politica e il “fascicolo” dei magistrati, un sistema di valutazione: vedremo se e come funzionerà.
Riforma, un primo passo?
Il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Alfredo Bazoli, parla di “un buon punto di equilibrio” in questa intervista su Il Dubbio.
Enrico Costa di Azione (nella foto), uno dei parlamentari garantisti che più si è speso per la riforma, commenta così sul suo profilo Twitter:
Dal 2018 al 2020 M5S sulla Giustizia, ha deciso tutto (Bonafede Ministro, spazzacorrotti approvata con la Lega e difesa con il Pd). Ieri è stato costretto a votare una riforma che contiene sanzioni disciplinari per chi arresta innocenti e per chi viola la presunzione d’innocenza
E’ un punto di vista che ha certamente un che di oggettivo. Ma la strada verso una giustizia giusta, verso una nuova idea garantista della giustizia, della pena, del rapporto tra i poteri dello Stato, resta ancora tantissima. Chissà che nella prossima legislatura a questi primi passi non possano seguirne altri. Magari mettendo mano anche all’inferno della carceri, accompagnando una riforma a quella amnistia e quell’indulto che i politici non hanno neanche il coraggio di nominare.
Intanto, si avvicinano i referendum. Un altro passo.