Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, fu arrestato nella primavera del 2019. Lo misero ai domiciliari, nell’ambito di una complicata inchiesta trapanese che coinvolgeva tante altre persone e in cui lui era indagato per un presunto favoreggiamento. Lo rimisero in libertà dopo un paio di settimane, quando il tribunale del Riesame annullò quell’ordinanza.
Sul Giornale di Sicilia di oggi, un articolo che ha dell’incredibile. Cascio mostra al giornalista Giacinto Pipitone un pezzo di carta. E’ un documento del tribunale di Palermo. La sua posizione è stata archiviata dal Gip su richiesta della stessa Procura della Repubblica. Un anno fa. Ma lui lo ha appreso solo ieri. L’ha scoperto soltanto perché il suo legale, l’avvocato Enrico Sanseverino, ha fatto espressa richiesta. Non c’era nessun reato, scrive il gip.
“L’originaria tesi accusatoria è rimasta del tutto indimostrata”, scrive il giudice, citato da Livesicilia. Che ricorda che le intercettazioni sono state dichiarate inutilizzabili perché non c’era connessione con i reati per cui erano state disposte. Il Gip, però, va oltre: “Ma quandanche le intercettazioni fossero utilizzabili il tenore delle conversazioni sarebbe ugualmente inidoneo a fornire la prova dell’illecito ipotizzato e tale addirittura da escluderlo”
Cascio lo ha appreso quattro anni dopo l’onta dell’arresto. E un anno dopo che la decisione, così importante per la sua vita, era stata assunta. Per un anno, è andato a dormire pensando a quella spada di Damocle, quando già era tutto finito. Un supplemento di supplizio che gli si poteva forse risparmiare