Piero Sansonetti racconta sul Riformista, a suo modo, la vicenda dell’elezione dei membri laici del Csm, con l’entrata a gamba testa del collaudato binomio, a stoppare Giuseppe Valentino, indagato in Calabria. Un episodio che fotografa, secondo Sansonetti (che però acquisisce per certi retroscena che certi non sono, come la provenienza dell’imbeccata), la viltà del Parlamento e in particolare di Fratelli d’Italia. O che più semplicemente racconta, come tanti altri, la gerarchia dei poteri in Italia e la posizione di subalternità della politica.
Qui, per un punto di vista diverso, la cronaca del Fatto quotidiano, qui l’articolo di Repubblica sull’indagine calabrese, e qui Libero, che parla di vittoria del “sistema”.
Se davvero, come ha scritto Buccini sul Corriere questa settimana, la magistratura è l’unica opposizione temuta dalla maggioranza di Meloni, la vicenda ricorda che si tratta di un’opposizione temibile.
Roberto Giachetti del Terzo polo l’ha sintetizzata così: “Se davvero FdI crede nella presunzione d’innocenza, allora perché, inseguendo la cagnara manettara del M5s, ha ritirato Giuseppe Valentino?”. Qui l’articolo del Foglio sulla vicenda, da cui è estrapolata la citazione. Il quotidiano diretto da Cerasa titola: “Meloni non coglie il momento Nordio”.
E qui si va dritti al punto. E cioè quanto Nordio rappresenti davvero la maggioranza che lo sostiene. E quanta spinta giustizialista e garantismo di facciata alberghi piuttosto nei banchi della destra sovranista-populista, leghista e postmissina. Il tempo ce lo farà capire meglio.