Mentre a Palermo carabinieri e procura meritoriamente ponevano fine alla vergogna di Stato della latitanza trentennale di Matteo Messina Denaro, a Roma si dibatteva e si dibatte di Giustizia. E la spinta, neppur così audace, del ministro Carlo Nordio in senso garantista si scontra con gli sparsi baluardi di giustizialismo ben piazzati in ogni dove.
Molto interessante l’articolo di Goffredo Buccini sul Corriere della sera. Qui il link. Si parla tra l’altro del poderoso freno che arriva dalla stessa maggioranza di centrodestra, dove il garantismo autentico è tutto da pesare e dove quel retrogusto di manette e galera alberga copioso all’ombra della cultura politica della destra slegata dalla tradizione liberale.
A proposito dell’intervento di Nordio in Senato e delle mine che il Guardasigilli tenta di schivare sul suo cammini, Buccini parla di “un giustizialismo trasversale (…) che vede, ad esempio, come fumo negli occhi le critiche di Nordio alle intercettazioni“.
Questa maggioranza, insomma, non è immune a quel “giustizialismo trasversale”. Certo che no. E se non per convinzione, almeno per calcolo.
Scrive Buccini (con parole acute e da brivido per i garantisti):
nel partito della premier non è così piccola la componente giustizialista di antica memoria, accanto alla quale ne va emergendo una (…) pragmatica: questa parte più accorta alla tattica si domanda se, visto il vantaggio per il governo derivante dalla totale inanità delle opposizioni politiche (…) sia davvero il caso di andare a stuzzicare l’unica forza del Paese in grado di produrre un’opposizione de facto, la magistratura
In questo contesto, la legislatura riscia di diventare la più grande occasione sprecata. Le mostruosità del sistema, stratificate in tre decenni di populismo giudiziario, saranno difese con le unghie e con i denti. Siamo ancora ai preliminari. Per quanto i buoni propositi dichiarati ci siano.
Intanto, la risoluzione di maggioranza dopo la relazione del ministro è stata approvata con grandi numeri e così anche la risoluzione del Terzo Polo. La pattuglia liberaldemocratica può diventare un alleato strategico nella difficile battaglia per la riforma della Giustizia, forse in grado di disinnescare eventuali sabotatori interni al centrodestra.