Non c’è dubbio che per chi come me da anni scrive sotto varie forme battendosi per l’affermazione di un’idea garantista e umana della Giustizia, la scelta, difesa strenuamente da Giorgia Meloni, di Carlo Nordio come Guardasigilli sia una buona notizia.
Certo, che possa essere proprio un ex pm il destinatario delle speranze dei garantisti in una riforma autentica e liberale della Giustizia può apparire un po’ strano. Ma tant’è.
Se Nordio da ministro attuasse anche solo la metà di quanto ha detto e scritto negli ultimi cinque anni accenderemmo copiosi ceri a tutti i santi. Il lavoro appena iniziato da Cartabia, seppure con qualche timidezza giustificata dalla variegata composizione della maggioranza che aveva in pancia i baluardi del giustizialismo e del populismo penale, va proseguito.
Già nelle prime dichiarazioni, Nordio ha usato parole come “depenalizzazione” che fanno ben sperare. Certo, bisognerà capire, come bene ha scritto Il Dubbio qui, se prevarrà in questa destra-destra un’idea (minoritaria?) liberale o quella antica, atavica sete di galera e punizione tipica di una certa cultura politica della peggiore destra.
Una Giustizia che torni a difendere il principio sacrosanto della presunzione di innocenza, che getti nel bidone della spazzatura della storia il fine processo mai, che finalmente guardi al carcere come una extrema ratio, che affianchi sempre alla punizione la finalità di rieducazione e reinserimento come impone lo spirito costituzionale, che argini lo strapotere di conventicole intoccabili e le loro spregiudicate logiche spartitorie. E’ possibile? Vedremo. Certo, su questo terreno, il Parlamento potrà trovare convergenze anche con a forza più garantista, il Terzo polo.
Sperare, in fondo, non costa niente. E certe “preoccupazioni” lasciano pensare che forse potrebbe essere la volta buona. Staremo a vedere, intanto buon lavoro.