Ancora sul carcere. Rectius, sull’orrore del carcere.
Quel luogo che, per usare le parole di Giovanni Fiandaca, alcuni reputano la medicina senza capire che funziona come il veleno.
In carcere si muore
In carcere si soffre. E certo questo va da sé.
Ma in carcere si muore, anche. Più che fuori. Qui i numeri di Antigone. I numeri dell’inferno: una raffica di suicidi.
Secondo statistiche recenti, i casi di suicidio nella popolazione detenuta sono di oltre 13 volte superiori a quelli registrati nella popolazione libera. Accanto a fattori personali, le cause sono da ricercarsi nel fatto che in carcere è più densa la presenza di gruppi vulnerabili, di persone in condizioni di marginalità, di isolamento sociale e di dipendenza.
Carcere, storie di abusi
Suicidi ma non solo. Ci sono poi le violenze e gli abusi. Storie atroci come quelle raccontate qui.
La sezione di isolamento è la più a rischio. Qui un articolo del Dubbio.
Carcere e pena: un’altra via
E’ il mondo che nessuno vuole guardare, quello dietro le sbarre. Nel Paese in cui l’unica politica concepita negli ultimi anni è l’elevazione a oltranza delle pene, il carcerocentrismo. Non la reclusione come extrema ratio ma come regola. Eppure, una buona parte della popolazione reclusa potrebbe estinguere in altri modi il suo debito verso la società. Modi mirati al recupero e non fabbriche di suicidio, disagio, recidive, malgrado gli sforzi del personale delle carceri, quella maggioranza che non si macchia di vergognosi abusi come quelli di cui le cronache ogni tanto raccontano.
Dall’articolo di Damiano Aliprandi:
Dai dati del ministero della Giustizia, emerge che nell’arco dell’anno 2021, risultano più di 31mila detenuti per reato contro il patrimonio, quasi 20 mila per droga, 8685 contro la pubblica amministrazione, quasi 4000 sono reati relativi alle contravvenzioni. Mentre, 7.274 sono reati mafiosi e 23mila contro la persona. Questo ci spiega, che se si puntasse sulla pena non carceraria per reati non violenti, si ridurrebbero vertiginosamente il numero delle carceri in Italia. Non solo.
Può l’Italia abbandonare l’idea antidiluviana della pena come vendetta? Il vento che ha soffiato negli ultimi decenni non fa sperare. Ma qualcosa si sta muovendo negli ultimi mesi. E allora sarebbe bene ragionare su alcuni concetti. Ancora Aliprandi:
Se si applicasse una riforma che gradualmente superi l’istituzione attraverso misure non detentiva, miliardi di euro potrebbero essere dirottati per le comunità, il lavoro e gli alloggi per scontare la pena, l’allargamento del servizio sociale
Ps Purtroppo oggi, 5 maggio, la contabilità dei suicidi si aggiorna con una nuova tragedia. Un ragazzo di 21 anni. Qui l’articolo. E’ accaduto nelle Marche. Ne abbiamo appreso su questa pagina facebook.