Fa sempre discutere la riforma della Giustizia. Criticata da un lato da chi l’avrebbe voluta più incisiva e dall’altro, la magistratura, da chi la ritiene lesiva dell’autonomia e indipendenza delle toghe.
Italia viva al Senato vuole proporre modifiche in senso più garantista alla riforma Cartabia votata alla Camera. Qui sul Giornale ne parla Davide Faraone.
…è necessario intervenire in modo adeguato sull’elezione dei membri del Csm, altrimenti il potere delle correnti non verrà in alcun modo spezzato e anzi, per certi versi, rischia di essere rafforzato. Prevedere la separazione delle carriere, introdurre la responsabilità civile dei magistrati, limitare l’abuso della carcerazione preventiva. In Senato i numeri sono diversi e contiamo di incidere per cambiarla.
I renziani si schierano apertamente per i referendum del 12 giugno. A meno di otto settimane dal voto se ne parla ancora pochino in giro.
Il documento di Palermo
I magistrati di Palermo hanno tirato in ballo i nomi di Falcone e Borsellino per sostenere le loro critiche alla riforma. Qui l’articolo di Repubblica. Nel documento tra l’altro si legge
Una legge di riforma che, dichiarandosi diretta a garantire un maggior efficientismo, in realtà mira a radicare il convincimento che tutte le inefficienze siano causate dai magistrati, fannulloni nelle migliori ipotesi, e dunque da limitare e controllare
I no di Davigo
Si fa sentire anche Piercamillo Davigo. Il suo è un no su tuta la linea (riforma e referendum). Che magari non sorprende. Chi vuole approfondire le sue ragioni può leggere questo articolo su Micromega.
Tra le altre cose, interessante il passaggio sulle sentenze d’appello. Perfettamente in linea con il Davigo-pensiero.
Ma a differenza di ciò che accade all’estero, in Italia non ci sono deterrenze alla proposizione di impugnazioni dilatorie, perciò sui giudici di appello si abbatte un numero di processi che impedisce a questi un esame più accurato di ogni caso. Di conseguenza le sentenze di primo grado, di solito, sono più complete di quelle di appello.
La pagina dell’Anm
L’Anm ha comprato una pagina sui quotidiani in cui il sindacato che rappresenta un potere dello Stato attacca duramente il lavoro svolto da un altro potere dello Stato, quello legislativo.
Ecco qui l’articolo che ne parla sul sito di uno dei quotidiani sui cui è apparsa l’inserzione. Le critiche più nette riguardano il così detto fascicolo del magistrato.