E’ un libro piccolo, un centinaio scarso di pagine. Ma importante. E andrebbe letto da quante più persone possibile. Il saggio d Sabino Cassese, “Il governo dei giudici” (Laterza) è un memento sulla abnorme trasformazione del sistema giudiziario italiano, su ciò che è diventato partendo da ciò che sarebbe dovuto essere. “Ci si attendeva giustizia e si sono avuti i giustizieri”, scrive il grande giurista nella sua impietosa analisi. Che passa in rassegna il mostruoso panpenalismo italiano e il potere smisurato che si è costruito sulla magistratura requirente. La “dilatazione del ruolo dei giudici”, la “magistratura parte della governance nazionale”, la “indebita invasione del campo della politica e dell’economia”, il “populismo giudiziario”, tutte quelle realtà chiare come il sole che però non sta bene dire ad alta voce in questo Paese, Cassese le snocciola con la sua naturale autorevolezza, tratteggiando la “repubblica dei pubblici ministeri” che è diventata l’Italia. Senza mai cercare di addolcire la pillola, come suo costume. E con riferimenti precisi da giurista che guardano alla storia e alla comparatistica. Per capire meglio il “governo dei giudici” e il loro “potere ultimo sulla vita”. Da leggere e mandare a memoria.