Il 30 per cento delle persone detenute attualmente nelle carceri italiane fa parte dei presunti innocenti. Il dato, sottolineato dal Foglio qui, si estrapola dalla relazione annuale presentata al Parlamento dal Garante delle persone ristrette della Libertà personale, Mauro Palma, alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico e del Ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Di 53.661 detenuti, 16 mila sono in carcere in attesa di condanna.
Carceri, dramma sovraffollamento
Il sovraffollamento in carcere torna preoccupante. D’altronde, nemmeno la pandemia è stata sufficiente per far prendere in considerazione al Parlamento un provvedimento di amnistia e indulto che riportasse le carceri su parametri di legalità.
Il sovraffollamento carcerario “torna a destare preoccupazione”, dice la ministra della Giustizia Cartabia. Le misure prese durante l’anno pandemico sono servite a far deflettere i numeri, ma adesso è in corso una ripresa che allarma.
E a proposito dei dati in calo nei mesi scorsi il garante ha detto che “la decrescita è dipesa dai minori ingressi dalla libertà nel periodo di chiusura sociale per il rischio di contagio e dal maggiore ricorso alla detenzione domiciliare: questa principalmente dovuta a una più direzionata attività della magistratura di sorveglianza, piuttosto che all’efficacia dei timidi provvedimenti governativi adottati”.
Misure alternative, una chimera
Ci sono aspetti particolarmente infelici. Ben 1.212 persone in carcere sono condannate a una pena inferiore a un anno, ben 7.118 a una pena inferiore a tre. Si tratta, ricorda qui Susanna Marietti, di persone che potrebbero usufruire di una misura alternativa al carcere, il quale invece continua a essere visto come la sola risposta punitiva possibile per troppe situazioni.
La riforma a cui sta lavorando il ministro della Giustizia dovrebbe servire anche a questo, cioè a ridurre il ricorso al carcere.
Anche il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico ha parlato della necessità di un maggiore ricorso alle misure alternative al carcere. “Resto convinto dell’esigenza di apprestare soluzioni strutturali al problema del sovraffollamento carcerario che attualmente si configura per i detenuti come una pena aggiuntiva rispetto a quella cui sono stati condannati. Credo che il Parlamento debba valutare con attenzione, per un verso, interventi legislativi che consentano la riduzione della popolazione carceraria, favorendo in particolare il ricorso a misure alternative”.
Insomma, la “giustizia” dell’in galera in galera, quell’idea malsana di demagogico populismo punitivo che l’ha fatta da padrone in questi anni, potrebbe fare il suo tempo? Presto per dirlo, ma la direzione in cui sembra intenzionato a muoversi il governo in parte lascia sperarlo.
Qui l’audio di Radio Radicale sulla relazione del garante.