Che piaccia o no a certi personaggi, per fortuna in questo Paese ci sono dei diritti inviolabili e sanciti dalla Costituzione. La giustizia, per esempio, non è vendetta ma rieducazione; il carcere non è tortura, ma ambito in cui intraprendere percorsi di cambiamento. Se un mafioso – ve lo ricordate Bernardo Provenzano ridotto a vegetale ma al 41 bis che, anche se non presente a se stesso, doveva per forza essere “pericoloso”? – è gravemente malato, gli mancano pochi mesi al fine pena ed è pure a rischio Covid ed esce, non c’è alcuno scandalo, ma solo l’applicazione della legge e il riconoscimento di tutele inviolabili degne di uno Stato di diritto. Se non si è d’accordo – ed è gravissimo che possa non esserlo proprio un magistrato, il cui ruolo è applicare le leggi – vuol dire che si propende in realtà per la pena di morte. Una barbarie che per fortuna in Italia non è prevista. A pochi giorni dalla festa della Liberazione cercate di essere degni dei diritti che – anche con il sacrificio della vita – vi sono stati regalati. Diritti che valgono per tutti in una democrazia.