Della bella intervista alla mamma di Filippo Penati pubblicata sul Corriere della sera a firma di Candida Morvillo, tra le tante cose, mi ha colpito molto questo passaggio:
«…Da quando hanno indagato mio figlio, ho perso la fiducia». In cosa l’ha persa? Nella giustizia? «Nel partito. Il partito gli ha chiesto subito indietro la tessera e si è costituito parte civile contro di lui».
E’ lo stigma, la lettera scarlatta della morte civile che si impone all’indagato, marchiato come un animale. E’ questo il veleno che ormai ha infettato il nostro sistema. E non se ne esce. Non se ne esce vivi. Mi ha colpito molto nella vicenda di Cesare Vincenti, il magistrato ce si è tolto la vita a Palermo la settimana scorsa, come dopo 40 anni di carriera in magistratura abbia fatto un brindisi per il suo pensionamento, arrivato dopo l’inchiesta della procura di Caltanissetta che lo indagava per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. A quel brindisi, raccontano, quasi tutti i suoi colleghi non vennero. Chissà quanti di loro erano in chiesa contriti per il suo funerale.