Sono un garantista e non esulto per le condanne. Ma proprio perché sono un garantista, cioè voglio una giustizia e uno Stato che si muovano nel solco del diritto e della civiltà, senza abuso e prevaricazione dei diritti, una storia come quella di Cucchi mi fa orrore. E stasera non esulto, ma provo sollievo.
Ora vorrei che questo sollievo diventasse speranza. Speranza di vedere affermare il diritto e la civiltà nei luoghi in cui questi vengono spesso sistematicamente negati. E questo sia in violazione di legge, sia nell’alveo di una formale legalità che nega diritti e umanità (vedi ergastolo ostativo). Si tratta di quei luoghi in cui il reo o l’innocente finiscono sotto la custodia dello Stato. Quei luoghi di cui nessuno vuol sentir parlare. Le carceri.
Non si gioisce per una condanna, su questo concordo con Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Ma una condanna può offrire la speranza che non vi siano luoghi sottratti alla legge e persone i cui diritti vengono cancellati una volta varcato l’ingresso di una cella.